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Ancora su ddl cassinelli, ddl levi ed editoria

Genova – La questione editoria continua ad essere fuoriera d’opinioni, sulla Rete. Volevo rispondere brevemente ad alcuni commenti letti altrove (Daniele Minotti, Francesco Aprile, ecc.). Mi si perdoni la letta veloce ma sono in partenza per freddissimi lidi milanesi. Copierò stralci di una dicussione tra me e Valentino Spataro, non me ne voglia.

Registrazione. Se si vuole utilizzare il discrimine dell’imprenditorialità a mio parere si dovrebbe innanzitutto stabilire con relativa precisione che cosa costituisca l’impresa alla luce del progresso tecnologico (per es utilizzando una soglia annuale – tipo le note 5000 euro in uso per la gestione dell’inps; oppure una certa strtuttura con redazione, dipendendi, ecc.). Fatta questa fondamentale distinzione (che riprende da una direttiva europea di cui, vado a memoria, ora non ricordo gli estremi), si potrebbe iniziare a discutere anche di tipologie differenti e di eventuali registrazioni.

Date un’occhiata alle considerazioni della FIEG di un anno fa, che propone anche una definizione di impresa. Si tratta di indicazionidi partigiane e non interamente condivisibili. Ma mi paiono un passo molto più solido sia del ddl Levi, sia della proposta Cassinelli. Quantomeno da tenere d’occhio (anche perchè, mi spiace dirlo, ma in Italia una legge che coinvolge certi settori non passa quasi mai senza le necessarie pressioni corporative).

In linea generale come ho già detto concordo coi più sulla necessità di un testo unico, ma sono anche realista: arriverà prima della fine dell’Olocene? Sono davvero tanti anni che si aspetta. Per questo mi incuriosisce la proposta Cassinelli, su cui si potrebbe lavorare, quantomeno per valutare la lungimiranza della classe dirigente sul raddrizzare una situazione intollerabile di insicurezza del diritto. Ogni passata attesa di riforma è stata più o meno delusa, compresa il recepimento del 2003 (d.lgs. 70/2003). Proprio rigaurdo al d.lgs. 70/2003, del quale Daniele ed altri si dicevano “tranquillissimi”, poichè stabilisce:

  • 3. La registrazione della testata editoriale telematica è obbligatoria esclusivamente per le attività per le quali i prestatori del servizio intendano avvalersi delle provvidenze previste dalla legge 7 marzo 2001, n. 62.

propongo un commento dell’amico Guido Scorza che mi pare talmente puntuale da dover esser quasi affisso nelle scuole, e mi ricorda quasi con nostalgia le nottate insonni passate tra pc, email e decreto.

Poi, comunque, come lo stesso Daniele ricorda, è arrivata la sentenza di Modica. Stante a dimostrare che l’eccessiva tranquillità su certe leggi abborracciate è un’ingenuità molto pericolosa, come credo lo sia anche nel caso delle proposte in oggetto. Suggerisco anche un pezzo di Manlio sulla viceda generale.

In linea generale poi, devo ammettere che da qualche tempo è la registrazione in sè a sembrarmi sermpre più un retaggio del passato, figlio di un epoca nella quale non nascevano né morivano migliaia di nuovi “prodotti editoriali” al secondo, e nella quale l’esigenza di sicurezza è comunque ben tutelata da molte delle leggi già vigenti. Pur con qualche aggiustamento necessario. E’ tutta una questione di spartizione della paghetta pubblica? Possibile. Ma mi piacerebbe serntire altri pareri in merito.

Finchè non si uscirà dal pantano dei finanziamenti pubblici, comunque, penso che il problema e le riforme saranno sempre molto difficili da discutere.

Vado. Che freddo.

Luca Spinelli

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