Nuovo governo. Vecchio ministro. Come vecchia è l’Italia. Dopo la parentesi di Luigi Nicolais è dato per certo il ritorno di Lucio Stanca allo scranno del Ministero per l’innovazione e le tecnologie. Seguendo una parabola italianissima: nemmeno il Ministero per l’innovazione innova.
Ma chi è Stanca? Polveroso sessantasettenne ex presidente di IBM Italia senza sito web, capelli brizzolati ed espressione bonaria, gli vengono comunemente attribuiti il cataclisma di italia.it, vari altri dispendiosi progetti locali (ben descritti dai blog d’inchiesta Scandalo Italiano e Million Portal Bay), e la legge sull’accessibilità che porta il suo nome (Legge 9 gennaio 2004, n. 4), forse l’unico capitolo davvero luminoso del suo precedente quinquennio (astenendosi sul contestato Codice per l’Amminsitrazione Digitale).
Di itala.it ho parlato non troppo tempo fa in un editoriale su Punto Informatico, ma penso bastino tre dati per riassumere la vicenda: è il portale turistico col maggiore stanziamento della storia del web; si è tramutato negli anni in un pozzo senza fondo che ha portato all’istituzione di una commissione d’inchiesta sul progetto; nonostante ciò… non esiste.
Con la Legge Stanca, invece, ho avuto a che fare più volte per lavoro: impone alle pubbliche amministrazioni la creazione di siti web accessibili a tutti. Una buona legge. Spesso non ben applicata ma tutto sommato seria e, credo, animata da buoni propositi.
Tuttavia, sarò sincero, appena si è saputo del ritorno di Stanca mi è venuto in mente ciò che mi disse circa un anno fa in via informale un esperto di queste vicende. Un tecnico, senza incarichi politici, che fece una valutazione franca e piuttosto sconsolata. «Gli anni di Stanca sono stati l’apoteosi del magna-magna informatico italiano. Decine e decine di progetti milionari campati sul nulla, e sostanzialmente pensati per attivare un po’ di business a favore degli amici. Questa la realtà concreta. C’è un bellissimo articolo di Maugeri del Sole 24 Ore scritto sul momento, quando c’era solo lo studio di fattibilità [di italia.it], che fa respirare in pieno l’aria del tempo.»
È un’opinione: staremo a vedere cosa succederà questa volta. Ma le pessime condizioni del malato-Italia sono note e il tempo da perdere è già stato perso: ne veniamo da un trentennio di corruzione e malefatte, di ritardi, di caste, quartierini, furbi, furbetti e furbacchioni.
Paragonando i danni della prima e della seconda repubblica all’ultima guerra mondiale, potremmo sperare che questa terza repubblica inaugurata dal giovane cavaliere di Arcore ci porti un nuovo boom economico, come quello degli anni ’50/’60.
Potremmo. Si dice che la speranza è l’ultima a morire. Peccato che i sopravvissuti siano rimasti in pochi.
(Vignetta di Altan)
Luca Spinelli