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Corrado Böhm

Intervista a: Corrado Böhm.
Professione: professore emerito dell’Università La Sapienza di Roma.
Contenuti: università, sviluppo, informatizzazione, società.

Professor Böhm, la sua esperienza accademica è ormai cinquantennale. Ha attraversato l’ottimismo del dopoguerra, le contestazioni studentesche, e gli anni ’80 delle tensioni e del sospetto internazionale. Come riassume, in una battuta, la situazione attuale di un ricercatore italiano?
Un ricercatore non vive bene, oggi, in Italia. Probabilmente una delle cause è che non è stato sufficientemente motivato nell’invito alla ricerca durante gli studi precedenti. Credo manchi una cultura, in tal senso.

Un sistema anche poco competitivo, come denunciano vari osservatori internazionali. Ci sono prospettive?
Se non invitiamo nuove generazioni di studenti dagli stati protagonisti dello sviluppo – India, o stati ancora ad più ad est – a tenere corsi, partecipare alla formazione accademica, illustrare l’uso dei nuovi software per esperimenti biologici ed ambientali, in onestà la vedo brutta per le classifiche dei prossimi anni.

E il processo di informatizzazione dei dipartimenti italiani come procede?
Nel dipartimento d’informatica dove ho lavorato e nel quale sono da nove anni professore emerito, l’informatizzazione è ancora discreta: non siamo totalmente in balia dei sistemi Microsoft.

…Ma?
Ma i temi di ricerca più scottanti non sembrano ancora essere pienamente recepiti e, soprattutto, affrontati nelle nostre università.

E gli studenti, qual è il loro rapporto con la tecnologia e l’innovazione? C’è arretratezza in Italia?
Gli studenti, grazie all’enorme sviluppo dell’informatica e dei dispositivi (dai PC ai notebook, ai PDA ed ai cellulari), hanno acquisito una certa velocità di approccio e di utilizzo delle nuove tecnologie.
Però nessuno li ha allenati a risolvere i nuovi ed attraenti problemi di carattere culturale che derivano dallo sviluppo. Sovente mancano di un approccio aperto, nel quale gioca un ruolo determinante la fantasia e la passione per il nuovo.

Un’altra nota dolente tutta italiana è l’età avanzata della popolazione e la sua scarsa inclinazione all’uso del computer e della Rete. Come contrastare questa tendenza?
Come dicevo credo sarebbe importante intanto instaurare solidi rapporti bilaterali con università estere, con scambio attivo di giovani ricercatori. Per quanto riguarda gli anziani, cominciamo con l’insegnare l’uso di Internet per risolvere, ad esempio, semplici problemi di enigmistica, agevolandoli nel trasferire tali insegnamenti ai propri nipoti. Sarebbe la scintilla per accendere un semplice ma efficace circolo di trasmissione delle conoscenze. Basterebbe poco, sicuramente, e la situazione inizierebbe a migliorare.

Data: aprile 2007.

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