Cosa vuol dire “lasciare a desiderare” (o “lascia a desiderare“)? E perché si usa in italiano questo modo di dire?
Significato
La locuzione lasciare a desiderare indica qualcosa di imperfetto, che merita ulteriore attenzione, che necessita di correzione, e che, quindi, non soddisfa i desideri di chi esprime la critica. In breve:
- lascia a desiderare = malfatto, non soddisfacente.
- lasciare a desiderare = essere malfatto, non soddisfare
Esempi
- Il lavoro che hai svolto lascia a desiderare = il lavoro che hai svolto è impreciso, malfatto
- Le sue riparazioni lasciavano molto a desiderare = le sue riparazioni erano di bassa qualità, poco curate o insoddisfacenti
Sinonimi
Seguono alcuni sinonimi della locuzione “lasciare a desiderare”:
- Lascia a desiderare ≈ malfatto, impreciso, approssimativo, carente, difettoso, manchevole, poco curato, di bassa qualità, imperfetto, inadeguato, insoddisfacente.
Origine
È una locuzione proverbiale di uso molto comune in lingua italiana, ed è attestata almeno dall’Ottocento. Trae origine dal fatto che quando un compito è portato a termine in modo superficiale o approssimativo, lascia a desiderare qualcosa di differente, oppure che qualcun altro se ne occupi meglio, che lo corregga rifinendolo in modo più appropriato.
Questo “lasciare a desiderare” sottolinea l’insoddisfazione e la critica da parte di colui al quale è appunto restato “molto [altro] a desiderare”.
Per evidenziare l’imperfezione di qualcosa, si sottolinea con un giro di parole (circonlocuzione) il desiderio che tale cosa sia migliore e quindi, implicitamente, l’insoddisfazione che questa imperfezione genera.
Esempi storici
Seguono alcuni esempi storici, nei quali si nota molto chiaramente l’evoluzione intervenuta nel corso dell’ottocento dal significato letterale (“lasciare a desiderare” che qualcuno intervenga per migliorare), a quello figurato (“lasciare a desiderare” = essere fatto male). Se infatti nel 1825 la locuzione è ancora utilizzata nel suo senso letterale, già nel 1868 il suo significato moderno è completamente presente, tanto da essere utilizzata sarcasticamente.
- “Il trattato della polizia lascia a desiderare che molti punti fossero sviluppati”. (Bullettino universale delle scienze e dell’industria, 1825)
- “Il locale è troppo angusto […] e lascia a desiderare che sia meglio provveduto”. (Notizie e guida di Firenze e de’ contorni, 1841)
- “[…] Un brevissimo compendio istorico, ma oltre l’essere assai ristretto lasciava ancora a desiderare che altri si accingesse all’impresa”. (Francesco Fabi Montani, 1845).
- “Andiamo debitori […] di questa bella e corretta edizione, la quale però lascia a desiderare che qualche valente filologo si accinga a ripubblicare quest’opera dietro la scorta di buoni testi”. (Frencesco Zambrini, 1857)
- “Splendida e correttissima edizione, che poco o nulla lascia a desiderare“. (Frencesco Zambrini, 1857)
- “Si diceva che le guardie di pubblica sicurezza lasciavano molto a desiderare: notate, era il ministro che lo diceva. Io per me credo che quel corpo lascia quest’uno a desiderare, lascia a desiderare che non sia.” (Rendiconti del Parlamento Italiano, 1868)