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Attenzione: il DDL Levi non coinvolge solo i blog

Roma – La notizia sul DDL Levi che ho pubblicato lunedì su Punto Informatico sta suscitando parecchie reazioni.

Sul pezzo per il quotidiano ho puntato sull’aspetto di coinvolgimento dei blog, ma è bene fare una precisazione che mi pare stia sfuggendo a molti.

Nella definizione di “prodotto editoriale” (ovvero coloro che debbono iscriversi al ROC purché vi sia in qualche modo un introito indotto) non ricadono solo i blog, ma centinaia di migliaia di altri siti internet con finalità ben differenti da quelle meramente informative: dai siti che raccolgono barzellette, alle enciclopedie, alle guide online, ai siti culturali, educativi, formativi, e così via.

Infatti, i siti che pubblicano materiale con finalità di “informazione, formazione, divulgazione, intrattenimento” (art 3 del Ddl), sono molti di più che i semplici blog.

Basterebbe l’uso di qualche banner, o l’uso di quel sito come fonte di guadagno, per farlo ricadere nella tipologia indicata dal DDL come “prodotto editoriale” che deve iscriversi al ROC, ha maggiori responsabilità, maggiori costi, maggiore burocrazia, ed è imputabile per i reati sulla stampa.

Che chi produce contenuti online paghi le tasse su ciò che eventualmente guadagna è corretto. Ma è già così. Che chi produce contenuti online sia responsabile di ciò che pubblica è corretto. Ma è già così. Che chi produce contenuti online debba avere sulla propria testa tutte le aggravanti previste dal codice penale, così come tutti gli adempimenti burocratici degli operatori di comunicazione, lo è molto meno.

In linea generale, comunque, ciò che mi preoccupa non è tanto l’improbabile chiusura di mezza blogsfera italiana, quanto piuttosto il potere intimidatorio che questa legge porta con se. Così come già molte altre in Italia, buone solo per essere tirate fuori ogni volta che c’è bisogno di un cavillo legale cui appendersi. Invece che chiarire e ripulire uno dei corpus normativi più grandi e impenetrabili al mondo – vero ben godi per i “cavillanti” – si propongono altre leggi fumose e contestabili che prestano il fianco a pruriti censori.

Questo mi preoccupa.

Luca Spinelli

ps: Suggerisco un’intervista a Valentino Spataro di un paio di settimane addietro sull’argomento generale. Molto comunicativa.
ps2: Per chi volesse, sulla rete si trova anche un mio commento più articolato sull’intera vicenda.

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