Roma – Punto Informatico, la storica testata giornalistica che si occupa di internet, comunicazione e nuove tecnologie è stata acquistata da Edizioni Master, anch’esso storico editore italiano. Dopo il comunicato dato dallo stesso Paolo De Andreis, direttore di PI, nelle ultime ore ho ricevuto numerosi commenti da amici, lettori e colleghi. Mi si chiede del suo futuro, mi si chiede cosa ne penso, mi si chiede se continuerò a scrivere.
Per quanto posso, rispondo qui su Scripta Volant, cogliendo l’occasione per riprendere le pubblicazioni rallentate nelle ultime settimane da cose di lavoro e da qualche problemuccio personale (tra i quali un rilassante periodo di villeggiatura all-inclusive presso il monoblocco del San Martino di Genova).
Punto Informatico è una testata storica. La prima sul Web e a tutt’oggi una delle più lette in Italia. Chiunque si occupi di innovazione, internet, nuove tecnologie, è passato almeno una volta per PI. Un precursore online, anche, della stampa indipendente italiana. Con le sue inchieste e le sue campagne ha ottenuto molti risultati, riuscendo a farsi ascoltare a tutti i livelli istituzionali e a spiegare con semplicità e chiarezza il Web agli italiani. Un quotidiano importante sia per la libertà e onestà intellettuale che l’ha sempre contraddistinto, sia per il suo fiuto nell’arrivare prima di ogni altro su certe notizie. A volte con qualche imprecisione criticabile ma, a conti fatti, con un bilancio certamente positivo. Tutto ciò senza fondi alle spalle e con una redazione piccola ma fatta da persone serie, appassionate e soprattutto competenti: cosa rara.
Ho scritto molte volte per PI, articoli, inchieste, interviste, commenti. Tanto da farmi appioppare l’appellativo di editorialista. L’ho fatto volentieri perchè ne ho sempre apprezzato la formula, la libertà data ai suoi autori, la simpatia e onestà dei membri della redazione, e anche il carattere dei suoi lettori: dai troll più incalliti, in grado di far ridere sotto i baffi anche il più puritano e polveroso, a quelli più precisi e preparati, capaci di correggere la più piccola imprecisione. Penso continuerò a farlo ma voglio intanto ringraziare coloro che me lo stanno affettuosamente chiedendo in queste ore: è un segno di stima inaspettato che fa davvero piacere.
Tornando alla questione: il passaggio a un gruppo editoriale tradizionale sarà un male o un bene per il quotidiano? Ho conosciuto in passato le Edizioni Master e conosco la serietà del gruppo, perciò sono onestamente convinto che l’arrivo di capitali e di una struttura radicata ed esperta possa potenzialmente fare bene. Ed. Master è uno dei pochi editori italiani ad avere una mentalità internazionale e a conoscere realmente le nuove tencologie. E chiunque abbia una mentalità internazionale sa che l’indipendenza e la qualità sono caratteristiche che pagano. I gruppi inglesi e statunitensi insegnano, in quest’ambito.
In linea generale è un’intelligente mossa che si inserisce in un più grande progetto per rafforzare la leadership di Ed. Master nel settore editoriale italiano, e una risposta ai recenti progetti della concorrenza. Se saprà sfruttare al meglio la rete che sta costruendo senza snaturare le peculiarità di ciascuna acquisizione sarà il tempo a dirlo. Gli auspici sono buoni, mi piace pensare che sia l’inizio di una concorrenza editoriale che contribuisca a far invertire la rotta a una società, quella italiana, ancora assai arretrata e in difficoltà. E non è poco.
Lo vedremo insieme, come sempre. Punto – informatico – a capo. E lettera maiscola.
Luca Spinelli