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Mauro Bulgarelli

Intervista a: Mauro Bulgarelli.
Professione: senatore, segretario gruppo Verdi / Comunisti italiani.
Contenuti: diritto d’autore, libertà di panorama, fair use.

Nella sua interrogazione del 7 febbraio 2007, ha sollecitato i Ministri competenti circa l’opportunità di inserire anche nella legislazione italiana la dottrina del “fair use“. Crede ci sia qualche possibilità concreta?
Io penso sia matura la consapevolezza che la conoscenza sia un bene comune e, su questa base, è assolutamente necessario arrivare anche in Italia a una normativa moderna che recepisca questo principio generale. Non so dire quali possano essere i tempi per introdurre materialmente delle norme che tutelino questo diritto alla conoscenza, ma sono convinto che non saranno lunghi, almeno per ciò che concerne la questione che ho posto nell’interrogazione.

Ovvero?
La questione del cosiddetto “fair use“, appunto, oggetto anche di un disegno di legge che ho presentato recentemente (AS 1461), nel quale si pone il seguente problema: nel nostro paese chiunque utilizzi Internet per condividere, senza scopo di lucro ma per semplice uso personale, opere coperte dal diritto d’autore senza averne titolo, incorre in un reato penale avente come pena fino a quattro anni di carcere e 15.000 euro di multa. Mi sembra del tutto evidente la sproporzione tra l’atto materiale, cioè il condividere e scaricare un brano musicale, un film o un libro, e la sanzione. Non solo: attualmente chi, come gli insegnanti autori di siti Internet di didattica e cultura non profit, o come la stessa Wikipedia, utilizza immagini digitali riproducenti opere protette dai diritti d’autore, viene denunciato dalla SIAE e sanzionato con ingenti multe pecuniarie.

E cosa prevede, invece, il suo disegno di legge?
Che non debba essere perseguito chi pubblica a titolo gratuito immagini a bassa risoluzione per uso strettamente didattico o per fini culturali, principio che il mondo anglosassone ha già codificato da tempo con il concetto di fair use. Il disegno di legge prevede inoltre che “chiunque possieda legittimamente un’opera ai sensi della legge n. 633 del 22 aprile 1941, su qualunque supporto essa sia, ha il diritto di farne copia per proprio uso strettamente personale”.

Intanto, a causa di quanto prevede attualmente la legge italiana sul diritto d’autore, l’intera produzione architettonica italiana moderna sta scomparendo dalla più grande enciclopedia telematica del mondo. Si tratta di un rischio per la promozione dei beni culturali italiani o al contrario, è un’adeguata forma di tutela per i progettisti?
Si tratta sicuramente di un grave pregiudizio per la cultura italiana e per i milioni di utenti che attraverso Wikipedia possono non solo accedere a una straordinaria fonte di contenuti gratuiti e ridistribuibili, ma possono contribuire attivamente al loro aggiornamento. Ed è chiaro che se da Wikipedia scomparissero le foto del patrimonio architettonico del nostro paese ciò sarebbe un riflesso proprio dell’arcaico impianto normativo che in Italia regola il diritto d’autore. Come dicevo, il disegno di legge che ho presentato, redatto prima della decisione di Wikipedia e sottoscritto da parecchi altri senatori, mira proprio a correggere quelle norme ormai desuete e che, per quanto riguarda Internet, devono comunque fare i conti con la dimensione globale della Rete. È chiaro però che attorno alla questione del copyright occorre creare in Italia una convergenza tra operatori culturali, mondo della politica e utenti della Rete, senza la quale non si riuscirà a incidere su una filosofia ottusamente protezionistica.

Questa convergenza potrebbe nascere dalle istituzioni? Che potrebbero, per esempio, fare chiarezza sulla legge, consentire la riproduzione in quanto committenti dell’opera, oppure promuovere un intervento del legislatore…
Chiaro che sì! Ma le istituzioni riflettono la cultura politica di cui sono espressione e, in particolare, quella della classe di governo. Da parte mia non ho difficoltà a riconoscere che la maggioranza di cui faccio parte ha mostrato fin qui una scarsa attenzione a tematiche così importanti. Non so se ciò sia da addebitare a una sorta di provincialismo duro a morire o alle difficoltà fin qui incontrate nell’azione di governo. Resta il fatto che prima o poi si dovrà fare i conti con la dimensione globale assunta dalla comunicazione e dalla circolazione dei contenuti culturali, rimuovendo tutti quegli ostacoli normativi tuttora esistenti.

Per esempio, infatti, in Italia manca la “libertà di panorama”, che invece la maggioranza delle legislazioni europee prevede. Cosa si potrebbe fare in proposito?
Quella della comunità europea è un’altra strada da percorrere per esercitare pressione sui legislatori nostrani. Se l’Europa deve essere un punto di riferimento per le singole legislazioni non si capisce perché non debba esserlo in questo specifico settore. E proprio la “libertà di panorama”, sulla quale stiamo lavorando a un nuovo disegno di legge, può essere un buon punto di partenza per sollecitare l’adeguamento delle nostre leggi a quelle delle altre nazioni europee.

L’iter per la conversione in Legge di un disegno è piuttosto complesso. La scelta dei tempi per porre la discussione all’attenzione dell’aula o di una commissione specifica spetta al Presidente Marini: crede che una sollecitazione popolare possa agevolare questo processo?
In linea di massima è questo l’iter, ma se un disegno di legge viene presentato da tutto il gruppo (capogruppo è la sen. Manuela Palermi, NdR) si ottiene in genere un’informale via preferenziale.
Per quanto riguarda la sollecitazione popolare, la risposta è: sicuramente sì.

Data: luglio 2007.

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