Intervista a: Emanuele Fini.
Professione: presidente DOL, Il Cannocchiale, Nessuno TV, responsabile progetti Partito Democratico e il Fatto Quotidiano.
Contenuti: Innovazione, politica, web, Partito Democratico, Walter Veltroni.
Fini, una domanda sulla strategia di comunicazione. Walter Veltroni, così come Silvio Berlusconi ma a differenza di quasi tutti gli esponenti politici internazionali, non ha un sito personale. I domini personali (walterveltroni.it…) non sono neppure utilizzati come redirect. Perché?
Potrà sembrar curioso, ma il sito personale è solo una delle forme possibili per essere presenti in rete. Walter Veltroni, interessandosi del web e delle sue evoluzioni, ha preferito utilizzare il web in senso davvero personale. Dato che tutte le informazioni biografiche e gli interventi pubblici sono già facilmente reperibili ovunque, invece di realizzare un ulteriore sito vetrina, Veltroni utilizza personalmente alcuni sistemi di social network, come Facebook, su cui ha un fertile e informale rapporto diretto con amici e sostenitori.
Cosa intende con “personalmente”? Il suo profilo su Facebook è gestito da lui? Intendo: fisicamente?
Assolutamente sì. Ovviamente lo gestisce nei ritagli di tempo, a notte fonda o nelle pause occasionali ma con grande passione e interesse. Del resto sarebbe impossibile per dei collaboratori rispondere a vecchi compagni di scuola o ad amici. È previsto comunque un aiuto per le attività più ordinarie: moderazione in bacheca, segnalazioni, problemi, richieste più generali.
Parliamo della presenza online del partito nel suo complesso. Il fulcro è www.partitodemocratico.it? Qual è la sua struttura tecnica e progettuale?
Il progetto di comunicazione online del Partito Democratico, denominato “Partito Democratico 2.0”, è stato elaborato a ottobre 2007. Consiste prima di tutto nella definizione di una visione di medio termine sulla presenza online. Il cosiddetto “Web 2.0” è alla base della visione di questo piano: sono parte integrante del progetto tutti i principali sistemi di social network e aggregatori online. L’obiettivo è quello di costruire un ambiente aperto, partecipativo, in cui sia possibile cooperare e accorciare le distanze fra le persone e i luoghi in cui vengono elaborate e prese le decisioni che riguardano ognuno di noi.
Sembrerebbe una bozza di e-democracy… E quali sono, sostanzialmente, i nodi centrali?
Il progetto è molto articolato. È costituito da una mappa logica in cui ogni iniziativa online è legata a rete alle altre. Non c’è un centro di accesso unico, anche se per comodità molti utenti digitano l’indirizzo del sito. Fra gli altri nodi cruciali del progetto c’è l’esperimento Democratica TV: il primo progetto europeo strutturato di Internet Television di un partito politico, con palinsesto proprio, produzioni quotidiane e partecipazione degli utenti. Altro elemento centrale è il PDNetwork, una piattaforma di social networking con circa 30.000 iscritti. Basata sulla infrastruttura del Cannocchiale, è dedicata alla valorizzazione delle relazioni e dei contenuti generati dagli utenti, che arricchiscono quelli principali diventando parte integrante del piano editoriale. Inoltre, nel PDNetwork si può aprire in pochi passi un “blog PD” personalizzabile dall’utente. Completano il progetto alcuni blog ufficiali dedicati ai volontari e mediattivisti, ed iniziative speciali dedicate ai giovani e al giro dell'”Italia nuova”.
Perdoni il cinismo, ma di tutta questa grande partecipazione “dal basso” agli alti vertici quanto arriva realmente? Quanto influenza, insomma, al di là delle parole e delle strategie di comunicazione?
Basta citare l’esempio di Veltroni stesso che presidia il suo Facebook tutti i giorni per far capire che un cambiamento culturale è iniziato. Fassino legge tutti i giorni il suo blog. Se lo immaginerebbe?
Sinceramente non troppo…
È così. E chiede sovente consigli per gestire al meglio questi strumenti. Almeno per altri venti deputati seguiamo lo sviluppo e l’evoluzione del loro blog dal punto di vista consulenziale, ferma restando la loro autonomia nella gestione quotidiana. Questa vicinanza è certamente in grado di influenzare, come qualunque scambio diretto di opinioni e riflessioni, ma sarebbe del tutto prematuro e fuorviante parlare di Democrazia partecipata.
Per capire la reale incisività di un progetto sono in ogni caso fondamentali i numeri. Ci indichi i dati statistici sul traffico. Ci sono variazioni significative in campagna elettorale?
Il progetto integrato in tutte le sue componenti (sito, blog e social network), ha un pubblico complessivo di circa 80/100.000 utenti al giorno. Nei periodi caldi, come durante la campagna elettorale, il pubblico ha raggiunto punte di 280.000 utenti al giorno. Le pagine visitate sono in media 170.000/200.000 al giorno, con punte di 800.000 al giorno in campagna elettorale. Ma il dato che più ha sorpreso positivamente è quello di Democratica TV: negli ultimi giorni di campagna elettorale è stata seguita da quasi 100.000 persone al giorno con più di 160.000 video consultati quotidianamente, praticamente come un canale Sky di fascia media.
Di quante persone a tempo pieno avete bisogno per portare avanti questi progetti?
Il progetto ha un parte redazionale strutturata con 5 persone che nel corso dei prossimi mesi verrà consolidata con altre risorse. Il gruppo di lavoro è in realtà molto più vasto e ne coinvolge altre 10 almeno e l’intero team aziendale. Si tratta di un progetto che prevede molte professionalità e competenze, oltre a quelle imprescindibili di tipo redazionale.
E la redazione con quale modalità e frequenza effettua gli aggiornamenti?
Praticamente oraria. Segue sul campo tutti i principali temi dell’attualità politica, anticipando spesso quotidiani online ed altre testate giornalistiche. Una troupe dedicata produce quotidianamente servizi video che vanno ad arricchire le pubblicazioni. Gli articoli sono redatti secondo i criteri della scrittura per il Web e prevedono inoltre l’arricchimento con articoli correlati, video da Democratica TV e, soprattutto, la segnalazione di contributi prodotti dagli utenti nel PDNetwork.
A questo proposito, chi si occupa della moderazione dei vari spazi aperti agli utenti? Quali sono i criteri di esclusione e cancellazione dei commenti?
La gestione di centinaia di contributi al giorno comporta un notevole lavoro di moderazione. Non si tratta di semplici commenti, ma di veri e propri articoli sollecitati su specifici temi o redatti spontaneamente dagli utenti. Il sito non ha l’obiettivo di venire considerato una sfogatoio, piuttosto un laboratorio di pensiero positivo e propositivo. Per questo esiste una moderazione, a cura della redazione, che cerca di mantenere un timone delle conversazioni, dando ampio risalto ai dibattiti, anche aspri, che abbiano comunque attinenza coi temi trattati e il massimo rispetto degli interlocutori.
Proprio alcuni degli utenti hanno criticato il sito web per il non rispetto delle direttive del W3C sul codice e della Legge Stanca sull’accessibilità. Cosa risponde in proposito?
Il primo restyling del sito, il cui rilascio è previsto nei prossimi giorni, accoglie molti suggerimenti degli utenti e non ultimo corregge aspetti relativi all’accessibilità. Le direttive W3C erano in realtà già rispettate in larga misura, ma ci rendiamo conto che ogni miglioramento va comunque perseguito e può agevolare l’accesso ad altre fasce di utenti con difficoltà.
Com’è coordinata la fase di stesura e pubblicazione dei contenuti rispetto alle direttive e alla linea politica del partito?
Le attività di comunicazione online del Partito Democratico hanno un responsabile politico, Francesco Verducci, che svolge anche una funzione equivalente a quella del direttore di testata, con tutte le similitudini nelle attività quotidiane: riunioni di redazione, contatto costante con i dirigenti politici, scelta della linea editoriale e supervisione generale sulle attività redazionali. Il settore fa parte dell’area Comunicazione del PD guidata da Paolo Gentiloni, che ha una vivace conoscenza del settore e segue la pianificazione strategica delle attività. Dal nostro punto di vista, come azienda, il coordinamento del progetto è affidato al prezioso Marco Laudonio.
Torniamo alla questione tecnica che prima abbiamo tralasciato. Qual è la tecnologia utilizzata per le piattaforme del progetto?
Varia. Prevalentemente dot Net, SQL Server e Macromedia Flash Server, con alcune applicazioni open source di supporto, tutto residente su web farm con sistemi storage HP e cluster server IBM. Non siamo comunque religiosamente legati a scelte tecnologiche, le consideriamo piuttosto un mezzo, meno importanti della visione strategica della presenza online.
E quali sono stati, complessivamente, gli investimenti necessari per avviare questa presenza online? Può definirci anche i vari capitoli di spesa (CMS, blog, marketing…)?
Quando si affronta la comunicazione online con un progetto così strutturato ci si pone nella condizione mentale di affrontare un miglioramento organizzativo, piuttosto che un’attività di propaganda. I costi di investimento, nell’ordine di circa 50 mila euro, sono relativi a progettazione e sviluppo dei cinque strumenti principali del network PD. Altrettante risorse sono state dedicate alla promozione online durante la campagna elettorale.
Annualmente come sono ripartiti i costi?
I costi annuali sono proporzionati alle molte risorse necessarie a curare il progetto giorno dopo giorno, circa 15 persone ad oggi fra redazione e sviluppo. Conoscendo il costo del lavoro, è facile tirar le somme. Sono però cifre destinate prevalentemente alle risorse umane, ovvero: professionalità, competenze redazionali, organizzative e specialistiche. Se intesi come investimenti in propaganda, sembrano cifre importanti. Se li si considera per quello che davvero comportano come impatto nelle attività del Partito, sono invece un proficuo modo di migliorare l’organizzazione stessa e la circolazione delle informazioni. Ad esempio, col progetto PDnetwork 300 sedi territoriali hanno già attivato in pochi mesi una presenza online a costo zero. Il pubblico complessivo, a detta di osservatori terzi, è stato inoltre del 300% più alto dell’area politica concorrente. Questo ha garantito anche un discreto ritorno in termini di raccolta fondi.
Immagino comunque, soprattutto per questioni culturali, distante dalle cifre raccolte nelle campagne statunitensi…
Ovviamente. Intanto l’attività di sostegno dei partiti in Italia è attenuata dall’opinione pubblica che ritiene il finanziamento pubblico ai partiti un sostegno già sufficiente. Come dice, inoltre, si tratta di realtà differenti per dimensioni e cultura.
E per il futuro? Quali sono le novità e i progetti online del PD e del suo leader?
Per l’autunno è previsto un consolidamento importante dei progetti di comunicazione online, per un partito che affronta una fase di costruzione importante dal punto di vista organizzativo, culturale, territoriale. Una rete extranet e strumenti di comunicazione integrati saranno i nodi della prossima fase.
Veniamo al suo ruolo. Qual è il percorso che ha portato un’azienda ad occuparsi dei progetti di Veltroni e del principale partito del centro sinistra italiano?
DOL è un’azienda privata, nata nel 1990. Seguiamo dal 1998 la comunicazione politica e istituzionale online, perché iniziava allora un forte interesse di questi settori per forme di comunicazione innovative che altrove, Stati Uniti in particolare, erano già note e utilizzate da tempo. Abbiamo scelto un settore di nicchia e lo abbiamo curato impostando l’azienda come un partner di comunicazione e innovazione online. Abbiamo seguito negli anni progetti per il governo italiano, ministeri, pubbliche amministrazioni e partiti politici, maturando una esperienza apprezzata da molti leader e figure pubbliche. Per questo Walter Veltroni, già conosciuto ai tempi in cui era segretario dei DS, appena eletto segretario PD si è rivolto a noi per impostare un progetto innovativo per un partito, appunto, nuovo.
Un’ultima domanda di prospettiva. Secondo l’Istat, l’Italia ha una delle popolazioni europee più arretrate per quanto riguarda la penetrazione di internet. Realisticamente, quanta influenza crede abbia oggi il web e in particolare il tanto citato web 2.0 sulle campagne elettorali e sulla comunicazione politica italiana?
Le campagne elettorali sono una palestra di sperimentazione che vede affannarsi tutti i soggetti politici alla strenua ricerca di consenso in un mondo che ha effettivamente regole molto diverse da quelle dell’informazione tradizionale. Prima di quest’anno, il Web è stato utilizzato come un mega manifesto elettronico: una corsa a gridare più forte possibile avendo cura di tenere le orecchie ben chiuse. Non so quanta influenza potranno avere invece le regole del Web partecipato sulla politica. Certo è che vi sono timidi approcci, che segnalano gli sforzi della politica per imparare ad ascoltare. Non mancano casi di successo e positiva assuefazione. Esperienze in ogni caso utili, in cui i temi e i contrappunti degli utenti costringono a parlare dello specifico e non sempre per massimi sistemi. Credo che questa apertura alla partecipazione sia la strada giusta: un contrappeso alle devianze della comunicazione di massa, per definizione finalizzata alla generica semplificazione dei messaggi.