Invervista a: Ludwig Minelli.
Professione: avvocato, attivista, presidente di Dignitas.
Contenuti: eutanasia, suicidio assistito, norme italiane, norme svizzere.
Minelli, recentemente lei ha definito il suicidio assistito come un diritto fondamentale dell’uomo, cosa intende?
Una sentenza del tribunale federale svizzero del 2006 ha affermato esplicitamente che il decidere autonomamente quando e come morire è uno dei diritti di autodeterminazione dell’uomo, ed è protetto dall’articolo 8 della Convenzione europea dei diritti umani. Questa posizione è stata nel frattempo recepita anche dalla Corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo nel gennaio 2011, precisamente nella sentenza Haas contro la Svizzera.
Questo stando alle singole sentenze, ma lei perché fa ciò che fa, personalmente?
Sono un avvocato per i diritti umani. Il mio impegno, perciò, è quello di garantire che i diritti umani siano protetti e possano essere esercitati.
Sì, ma concretamente?
Nella sua storia tredicennale, Dignitas ha assistito circa milleduecento persone per porre termine alla loro vita in modo sicuro e con la vicinanza dei loro familiari. Nello stesso periodo, l’associazione ha aiutato tra le venti e le trentamila persone a decidere di continuare a vivere, nonostante difficoltà d’ogni genere. Allontanandosi dalla scelta iniziale del suicidio.
E uscendo dai confini Svizzeri, come giudica la situazione su questi temi?
In Europa, non da ultimo grazie alla libertà data dalla Svizzera a persone provenienti da altri paesi, l’argomento è sempre più oggetto di discussione. In molti paesi, l’influenza delle chiese è ancora sproporzionatamente grande, eppure tutti i sondaggi mostrano che tra il 75 e l 85 % della popolazione pensa in generale che sia necessario riconoscere il diritto alla possibilità di autodeterminare le proprie decisioni.
E in Italia?
Guardi, in Italia il primo ministro ha dedicato troppo tempo agli organi genitali, e troppo poco tempo al cervello.
Certi toni provocatori non rischiano di creare inutile polemica e rallentare l’accettazione che auspica verso questi temi?
Schiller nel Guglielmo Tell diceva: “chi troppo pensa poco fa”. Ciò che la gente pensa davvero è nei risultati delle votazioni di Zurigo del 15 maggio 2011.
Gentilissimo Luca, sono autore di un progetto cinematografico che mi sta molto a cuore.
La trama, di pura fantasia, fa riferimento marginale ad un’organizzazione che offre assistenza per il suicidio assistito. Desidererei un confronto per approfondire meglio il concetto di dolce morte, per molti aspetti ancora molto articolato.
E’ mia intenzione girare nel mese di gennaio 2016 un’anteprima, nella sceneggiatura della quale narro l’incontro fra il titolare di un’organizzazione e un paziente che chiede assistenza per porre fine alla propria vita. Nel caso intravedesse qualche motivazione, sono disponibile per un dettagliato approfondimento.
Un cordiale saluto e un augurio sincero per le prossime festività.